giovedì 6 dicembre 2012

URLA SENZA SUONO


 In una piovosa mattina di novembre, durante una prova di evacuazione nella scuola media “Michelangelo Buonarroti” sparisce Enrico Giorgi, un ragazzo di 12 anni molto timido e introverso.
Arriva alla scuola a sirene spiegate il commissario di polizia Leo e il suo aiutante Mattei chiamati dalla direttrice Colla  per investigare sul gravissimo episodio.
La scena che si presenta agli occhi del commissario è quella di una tipica mattinata in una scuola, l’unica differenza era la marea di alunni radunati tutti nella palestra comunale.
Il commissario Leo sbuffa un paio di volte, si mette in piedi sulla trave e comincia il suo monologo dividendo i compagni di classe di Enrico dal resto degli studenti. Questi ultimi li raduna in una aula angusta e piccola  chiedendo loro informazioni precise sulla vita di Enrico.
Il commissario si chiede dove possano essere i genitori di Enrico, perché non erano a scuola? La direttrice risponde che aveva provato a contattarli ma non vi era riuscita.

Enrico piangeva… si lamentava… diceva di non sapere dove fosse sua madre… ma l’uomo continuava ad interrogarlo… a minacciarlo….

Il commissario và quindi a casa di Enrico per conoscere i genitori ma non trova nessuno. Chiede ai vicini informazioni riguardanti i coniugi Giorgi ma nessuno riesce a dargli delle informazioni precise. Sembrano tutti spariti… ma dove?
Nel frattempo arriva una telefonata dal commissariato dicendo che avevano scoperto il cadavere di una donna bionda vicino ad un fiume.
Quando il commissario arriva sul luogo del delitto si presenta davanti una scena orribile: il cadavere della donna è coperto da un telo bianco, ma dal telo si intravede una mano sporca di sangue.

Enrico era rimasto solo… avrebbe voluto urlare… urlare…. non riusciva a capire perché quell’uomo lo trattasse così… eppure si erano voluti bene… avevano passato momenti speciali insieme….

Il commissario stava diventando nervoso e irascibile, come potevano essere spariti i coniugi, dove potevano mai essere? Nel frattempo Leo aspettava i risultati dell’autopsia della donna.
Ritornando all’abitazione di Enrico con il mandato di perquisizione il commissario trova, all’interno di un cassetto una stranissima mappa dove erano indicati due luoghi, un lago e un foltissimo bosco, segnati entrambi da un cerchio. Leo chiama il suo aiutante Mattei chiedendogli di scovare i posti indicati nella mappa.

Enrico sente dei rumori… l’uomo è tornato… sporco di sangue… parla come ipnotizzato ripetendo la frase…”non dovevi farlo” “non dovevi farlo”...

Finalmente Leo ed il suo aiutante scoprono i luoghi indicati dalla mappa e con la sua volante decide di correre a tutta velocità nelle campagne vicine.. Vede un caseggiato… vede anche un’auto.. Apparentemente è tutto tranquillo, parcheggia e si avvicina lentamente alla casa…Guarda all’interno della finestra e vede un ragazzo seduto su una sedia legato e imbavagliato… vicino a lui seduto a terra con le mani sulla testa un uomo che sembrava sconvolto. Decide allora di sfondare la porta ed entrare.
L’uomo lo guarda ma non reagisce… stà piangendo.. e ripete “non dovevi farlo”.
Leo l’ammanetta e libera il ragazzo che urla: “papà cos’hai fatto?”
Arrivati in commissariato Leo scopre che la donna trovata vicino al lago è la mamma di Enrico, va nella stanza dove si trova il papà di Enrico, il sig. Giorgi e comincia l’interrogatorio.
Leo chiese subito spiegazioni al sig. Giorgi e lo accusa di omicidio e sequestro di persona. Lo stesso risponde che le affermazioni del commissario sono del tutto sbagliate perché lui quella mattina era al lavoro ma nessuno poteva confermarlo perché lui lavorava da solo.
Per tutta risposta  il commissario gli risponde che avevano trovato la sua fede nuziale sulla scena del crimine.
A questo punto l’uomo è costretto a dire tutta la verità. La moglie aveva scoperto il furto che lui aveva commesso nella banca in cui lavorava e voleva denunciarlo. Giorgi aveva così perso la ragione e l’aveva uccisa. Il figlio invece l’aveva rapito perché voleva scappare con lui in un altro stato.
Il commissario commosso dalla situazione del ragazzo decise di avviare le pratiche di adozione di Enrico, anche lui aveva diritto di vivere la sua adolescenza in tutta serenità.
                                                                                          Lucrezia Dehò

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